venerdì 25 gennaio 2013

Alda Merini - Una vita di folle amore


Il 21 Marzo 1931 a Milano nasce Alda Merini. Nel primo giorno di primavera, <sono nata il ventuno a primavera> come recita un verso di una sua poesia.

Ha una sorella, Anna, fino al 1943 quando nasce il fratello Ezio.

Figlia di un assicuratore e di una casalinga vive in una casa anonima in viale Papiniano  nel capoluogo lombardo.


Inizia a scrivere poesie da giovanissima e all’età di dieci anni vince il premio Giovani Poetesse Italiane, premio consegnatole dalla regina Maria José.

Inizia a suonare il pianoforte per passione, passione che l’accompagnerà per tutta la vita.

Frequenta le scuole professionali all’Istituto Laura Solera Mantegazza.

Durante il secondo conflitto mondiale la sua casa viene distrutta in un bombardamento, e la famiglia si trasferisce in un piccolo appartamento in Ripa di Porta Ticinese, la sua più famosa residenza.

Finita la guerra e ultimati gli studi la poetessa pensa di entrare in convento, ma, conosce Angelo Rovelli , che la presenta a Giacinto Spagnoletti.

 Inizia a frequentare nel 1947 la casa milanese di Spagnoletti dove inizia svariate conoscenze e amicizie con alcuni importanti letterati e intellettuali, tra cui Maria Corti, David Maria Turoldo e Giorgio Manganelli. La poetessa ha sedici anni, Manganelli ventisei, è sposato e ha una figlia, ma i due si innamorano lasciandosi trascinare in un vortice di passione e amore intenso e difficoltoso. Proprio in questo periodo si manifestano i primi segni della malattia mentale. Manganelli la porta dapprima in psicanalisi e risale a questi anni il suo primo ricovero, seppur breve, in un manicomio milanese, Ville Turro.

Nel 1950 esordisce con due poesie su Paragone, rivista diretta da Roberto Longhi. Ma il vero scopritore del talento poetico di Alda è Giacinto Spagnoletti, che pubblica nell’antologia della Poesia Italiana Contemporanea 1909 – 1949 (Guanda 1950) due suoi testi, Il gobbo e la luce.

L’anno successivo la Merini rientra nell’antologia Poetesse del Novecento di Giovanni Scheiwiller su suggerimento di Eugenio Montale e Maria Luisa Spaziani.


La sua prima raccolta di poesie, “La presenza di Orfeo” è datata 1953 viene pubblicata dall’editore Schwarz. La poetessa diventa il caso letterario del momento, si occupano di lei Mario Luzi, Pierpaolo Pasolini, Giancarlo Vigorelli, Salvatore Quasimodo e altri poeti, giornalisti e critici letterari.
 Ma il successo letterario coincide con l’abbandono da parte di Manganelli di Milano e di Alda, spaventato dagli abissi della follia e dalle minacce del padre della poetessa, che aveva da sempre osteggiato la loro relazione.

La poetessa sui "suoi" Navigli
L’anno successivo la Merini si sposa: <era un operaio, è morto nel 1983, un lavoratore. Si chiamava Ettore Carniti. Un bell’uomo. Ho avuto quattro figlie da lui. Andavamo a mangiare la minestra a casa di mia madre perché lui non aveva il lavoro> ricorda Alda.

Nel 1955 pubblica due libri, Paura di Dio (Scheiwiller) e Nozze Romane (Schwarz). Nello stesso anno muore suo padre e a novembre nasce la sua prima figlia, Emanuela. Insieme a suo marito apre una panetteria in via Lipari e a causa degli impegni di madre e di lavoratrice la Merini vede scemare l’attenzione culturale che si era sviluppata attorno alla sua figura. Contestualmente in questo periodo iniziano a riacutizzarsi i suoi problemi mentali.

Nel 1958 nasce la sua seconda figlia, Flavia. Intanto, alcune sue poesie escono nell’antologia di Salvatore Quasimodo Poesia Italiana del Dopoguerra (Schwarz) e nella seconda antologia di Spagnoletti, Poesia Italiana Contemporanea 1909-1959 (Guanda).

Nel 1962 Scheiwiller pubblica la silloge “Tu sei Pietro”. Il libro ottiene il premio Gambarogno e segna l’inizio di un lungo silenzio, alimentato dal rifiuto, da parte di Mondadori, di pubblicare alcuni racconti della poetessa dei navigli.

Nel 1965 colpisce suo marito con una sedia e viene ricoverata per una settimana nell’ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano.

Nei successivi quattordici anni si alternano periodi di ricovero a più brevi periodi di dimissioni, durante i quali Alda ha altre due figlie Barbara (1968) e Simona (1972), entrambe date in affido ad altre famiglie. Le figlie maggiori vengono mandate in un istituto.

In questi anni la condizione psicofisica di Alda Merini è terribile, la poetessa vive un periodo infernale, nel manicomio sempre più spesso gli vengono praticati gli elettroshock e il mondo letterario si dimentica dei suoi versi.

Nel 1979 viene dimessa e tornata a casa ricomincia a scrivere.

Nel 1980 viene pubblicato, dall’editore Antonio Lalli, “Destinati a morire. Poesie vecchie e nuove” e l’anno successivo esce Poesie.

Dalla terribile esperienza del manicomio, nel 1982 e nel 1983, grazie alla collaborazione con Maria Corti, la poetessa scrisse e pubblicò “La Terra Santa” considerata da molti il suo capolavoro. Nel 1985 riceve il Premio Cittadella.

Dall’esperienza del manicomio nasce anche un libro in prosa “L’altra verità. Diario di una diversa, edito da Scheiwiller con il patrocinio della Provincia di Milano.

Nel 1983, dopo una lunga malattia, muore il marito Ettore Carniti. La poetessa rimane sola, psichicamente fragile e in pessime condizioni economiche. In questo periodo comincia a comunicare telefonicamente con il poeta tarantino Michele Pierri. Successivamente lo sposa in nozze morganatiche, nonostante la forte differenza d’età: lui 85 anni e lei 53,  e si trasferisce a Taranto. Qui Alda vive per due anni, accudita e curata da Pierri, che era stato medico.

Ma molto presto il poeta tarantino si ammala e viene ricoverato in ospedale, la Merini attraversa un altro periodo terribile culminato col ricovero, breve ma infernale, nel manicomio di Taranto.

Nel 1986 la poetessa torna sui suoi Navigli dove comincia una cura psichiatrica con la dottoressa Marcella Rizzo, alla quale dedica molte poesie.

Ma le difficoltà economiche sono aumentate a Alda viene aiutata dai pochi amici rimastole accanto. Nel 1988 Giovanni Raboni cura il volume, edito da Crocetti, “Testamento”. L’anno successivo Raboni recensisce sul Corriere della sera il volume in prosa “Delirio amoroso”, edito da Melangolo. L’attenzione dei media ritorna prepotentemente sulla vita di Alda Merini.

Nel 1990 ha inizio la collaborazione con Alberto Casiraghy, che nelle sue edizioni Pulcinoelefante le stampa un libretto la settimana.

Nel 1991 esce, edito da Einaudi, “Vuoto d’amore”.

Nei primi anni novanta la poetessa accoglie in casa Titano, a cui dedica molte poesie, pubblicate in parte in “Titano amori intorno” edito nel 1993 da La Vita Felice.
La casa di Alda Merini a Milano
in via Ripa di Porta Ticinese 58

Nello stesso anno vince il Premio Librex Montale, l’ammontare del riconoscimento è di 35 milioni di lire, la poetessa abbandona la casa sul Naviglio e si trasferisce all’hotel Certosa, ma ben presto, una volta esaurita la somma di denaro è costretta a tornare in via Ripa di Porta Ticinese 58. Casa storica della poetessa, nella quale scriveva sui muri frasi, piccole poesie e numeri di telefono dei suoi amici.

In questo periodo gli eventi a presenziare a eventi culturali si moltiplicano, come anche la produzione da parte di molti editori di libri e libretti contenti le sue poesie o i suoi aforismi.

Nonostante la fama e l’imponente produzione poetica, la situazione economica della poetessa non migliora. Il senatore della Repubblica, Paolo Volponi, si fa promotore della richiesta in  Parlamento dell’assegnazione alla Merini del vitalizio previsto dalla legge Bachelli. Nel  1995 tale richiesta fu accolta e la situazione economica fu più serena.

Alda Merini al Chiambretti
Night Show
La poetessa dei Navigli è ormai famosa e apprezzata, anche da chi non legge o da chi non si occupa di poesia. La produzione letteraria in questo periodo continua su un doppio binario: da un lato, aumenta vertiginosamente la produzione di libretti pubblicati, anche di bassa qualità da editori semi sconosciuti. Dall’altro, escono libri seri e importanti, come “Ballate non pagate” (1995 Einaudi), con cui la poetessa vince il Premio Viareggio l’anno successivo, e l’antologia “Fiore di Poesia. 1951-1997” edito da Einaudi nel 1998.

Nel 1999 Vanni Scheiwiller pubblica la raccolta di racconti “Il ladro Giuseppe” scritta dalla Merini negli anni sessanta. Lo stesso anno le viene assegnato il Premio della Presidenza del Consiglio per la Poesia.

Nel 2000 Einaudi pubblica “Superba è la notte” e diventa molto difficile seguire le altre uscite e i premi che le vengono conferiti.

Tra le collaborazioni più importanti di questo periodo si ricorda quella con Frassinelli per sette libri di poesia a soggetto religioso, con Einaudi “Clinica dell’abbandono” (2003) e con Crocetti “Nel cerchio di un pensiero” ( 2005).

Riceve importanti riconoscimenti pubblici: nel 2001 il Pen Club italiano la candida al Premio Nobel per la letteratura, nel 2007 riceve la laurea honoris causa dall’Università di Messina.

La lapide della Merini
presso il cimitero monumentale di Milano
Ma la salute di Alda Merini, già compressa da quattro interventi chirurgici subiti negli anni ’90, peggiora drasticamente, nonostante i ricoveri in vari ospedali la poetessa continua a fumare accanitamente.

Il 1° Novembre 2009 all’ospedale San Paolo di Milano il tumore osseo che da tempo la affliggeva ebbe la meglio sulla sua vita. Moriva così la più famosa e celebrata poetessa italiana, la poetessa dei Navigli.

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